Il Golem, il leggendario romanzo di Gustav Meyrink (1868-1932), compie cento anni, dimenticato quasi da tutti ma celebrato dalla Tre Editori di Roma che ne pubblica una nuova traduzione arricchita, per la prima volta, da un corredo di note volte a svelare i significati occulti dell’opera.
Il Golem, l’essere artificiale creato dalla magia di un antico rabbino, venne reso celebre dal capolavoro di Meyrink stampato in volume per la prima volta nel 1915. Best seller che all’epoca vendette 200.000 copie, il romanzo fu trasposto in alcuni film famosi divenendo un’icona dell’ansia dell’uomo di farsi simile a Dio, creando la vita dalla materia inerte. E ora Il Golem, cento anni dopo la sua nascita, riprende vita grazie a una nuova edizione annotata e introdotta da Anna M. Baiocco, un’esperta di Meyrink, e impreziosita dalle straordinarie illustrazioni di Hugo Steiner-Prag, sinora mai viste in Italia. In appendice, documenti originali sulla vita e l’opera dell’Autore, cronologia e bibliografia. Un’edizione che mancava, non solo in Italia ma anche all’estero, riempiendo il vuoto con un’interpretazione non solo letteraria ma soprattutto esoterica del romanzo.
Il Golem è una delle più antiche leggende praghesi, tra Cabala e Alchimia: impastato nell’argilla dalle arti magiche del grande, e storico, rabbino Judah Loew (1520-1609) per difendere il Ghetto, il ‘mostro’ sfuggì al controllo del suo creatore costringendo quest’ultimo a riportarlo allo stato di materia inerte, e a nasconderne il corpo nel sottotetto della Sinagoga Vecchia-Nuova di Praga, dove, secondo la tradizione, ancora si trova.
“La creazione – ci spiega nell’introduzione A.M. Baiocco – é l’atto più grande cui possa aspirare un mago, perché lo pone sullo stesso piano di Dio. Manipolare la materia e infondervi la vita per creare un Golem é dunque una sfida arcana e immensa degna solo dei più grandi cabalisti”. Il Golem, infatti, non é una semplice leggenda, originando da uno dei più misteriosi e antichi testi cabalistici, il Sefer Yetsirah (Libro della Creazione) che contiene un rituale per animare la materia fondato sull’uso magico delle lettere dell’alfabeto ebraico e del nome di Dio. Meyrink si ispiro’ a questa tradizione mistica per resuscitare l’homunculus la cui riapparizione avviene, nel suo racconto iniziatico, pervaso da un’atmosfera di mistero gotico, in virtù dello scambio di un cappello nel duomo di Praga. Un evento casuale che squarcia però il velo che separa il mondo reale da quello oscuro e segreto dei sogni, apparentemente così remoto ma che rischia invero di travolgerci a ogni istante.
Il capolavoro di Meyrink (1868-1932), uno scrittore profondamente immerso nella ricerca esoterica e nella pratica magica, è la pietra angolare di un percorso volto a tracciare una via di conoscenza attraverso la divulgazione letteraria di complessi temi mistici e cabalistici. Percorso che sarà perfezionato dall’Autore negli altri suoi romanzi, dal ‘Domenicano bianco’ a ‘La notte di Valpurga’ fino a ‘L’Angelo della finestra d’occidente’.