Con L’ultima ragione dei re, Joe Abercrombie conclude la serie The First Law Thrilogy, iniziata con Non prima che ci siano impiccati e proseguita con Il richiamo delle spade. Uscita per i tipi di Gargoyle, questa trilogia, il cui volume conclusivo è stato pubblicato meno di due mesi fa, ha suscitato il plauso di milioni di lettori in tutto il mondo e conquistato l’approvazione di una penna di prima importanza come quella di Martin.
Lo scenario de L’ultima ragione dei re si apre chiaramente dove era stato chiuso quello del romanzo precedente, ossia su un mondo diviso in regni e caratterizzato da un costante tumulto, espresso in particolare dal perenne contrasto tra l’Impero Gurkish e gli Uomini del Nord.
La scena dell’ultimo capitolo della trilogia di Abercrombie si apre raccontando le inquietudini interiori di Novedita il Sanguinario, esponente dell’Impero Gurkish, deve fermare il re degli Uomini del Nord, affrontando colui che un tempo era il suo migliore amico. Nel frattempo l’Unione è in grave rischio, con il re sul letto di morte e i nobili in guerra tra loro per conquistare la sua corona. Il mondo di questa saga ha ricordato a tantissimi lettori il sistema medievale di divisione sociale tra oratores, laboratores e bellatores, un sistema dove non venivano risparmiati in nessun modo violenze e soprusi.
Anche nell’universo di Abercrombie non mancano questi elementi e chi ha amato i due libri precedenti lo sa bene: tra guerre per conquistare corone millenarie, ribellioni e leggi inviolabili si snoda il percorso conclusivo di una saga che ha tenuto milioni di lettori con gli occhi incollati alle pagine e che è nata dalla fantasia di un ex montatore video freelance.